Sport e pavimento pelvico: cos’è l’incontinenza da stress?
È nota l’importanza che l’attività fisica riveste nel mantenimento di un buon stato di salute, prevenendo e curando numerose patologie e migliorando la qualità di vita delle persone, ma meno noti sono gli effetti che la pratica sportiva, specie se molto intensa e ad alto impatto, può provocare sul pavimento pelvico.
In condizioni di normalità, i muscoli del pavimento pelvico permettono il mantenimento della continenza urinaria e fecale e il sostegno degli organi pelvici, chiudendo inferiormente la cavità addominale: questa cavità è altresì chiusa superiormente dal diaframma, posteriormente dalla muscolatura della colonna, e anteriormente dai muscoli addominali. Tutti questi muscoli sono quindi strettamente connessi l’un l’altro e si influenzano vicendevolmente.
L’attività fisica, di qualsiasi tipo essa sia, determina delle ripercussioni su tutti questi muscoli, in quanto va ad aumentare le pressioni all’interno della cavità addominale, che tenderanno ad indirizzarsi principalmente verso il basso: più intenso sarà lo sforzo fisico, più brusco sarà l’aumento della pressione, più il pavimento pelvico dovrà lavorare per ammortizzare e contrastare queste forze che l’iperpressione eserciterà verso il basso. Di conseguenza, se la muscolatura del pavimento pelvico non risulterà essere sufficientemente forte, o se sussisteranno problematiche nella coordinazione dell’attivazione di questi muscoli, questa non sarà più in grado di svolgere efficacemente la propria funzione e la pressione che si eserciterà sugli organi pelvici potrà causare delle fughe involontarie di urina, dando luogo a quadri di incontinenza definita “da stress”.
Questo disagio, che può variare dalla perdita di singole gocce di urina ad una intero flusso urinario, si rende più evidente in tutte quelle sportive che praticano attività fisica con sovraccarichi (come la pesistica), dove la pressione addominale aumenta proporzionalmente all’intensità dello sforzo fisico che viene effettuato, e in quelle che praticano attività sportive ad alto impatto, come la corsa e o tutti quegli sport che prevedono salti o scatti (pallavolo, basket, tennis, salto in alto o in lungo etc): ogni volta che il piede tocca terra, si generano infatti importanti forze di reazione verticali dirette verso l’alto, che saranno ancora maggiori se l’atleta non avrà una propriocezione adeguata a garantire un corretto appoggio del piede al suolo, che permetta quindi di ammortizzare correttamente gli urti. Il bacino, ed il pavimento pelvico in particolare, è infatti una importante zona di incontro e scontro fra tutte le forze che provengono dall’alto e dal basso: se non si possiede una buona padronanza e competenza di questa muscolatura, è facile incorrere in disfunzioni perineali di diverso tipo, quali, ad esempio, l’incontinenza. Alcuni studi hanno evidenziato infatti come le atlete agoniste degli sport sopracitati hanno una incidenza di incontinenza urinaria superiore alle donne di pari età di circa il 20%.
Che cosa fare, dunque? Alla luce di tutto ciò, per evitare di incorrere in problematiche di questo tipo, risulta evidente l’importanza di effettuare una buona prevenzione: sarebbe sempre opportuno ed indicato (a maggior ragione se sussistono fattori di rischio) affiancare all’attività sportiva, che sia agonistica o non, una valutazione del pavimento pelvico presso un fisioterapista specializzato, e un eventuale successivo percorso di riabilitazione. È importante infatti che le donne imparino ad attivare nel modo corretto, con la giusta forza e la giusta coordinazione, la muscolatura del pavimento pelvico in occasione di sforzi fisici, ma non solo: sarà necessario che acquisiscano una corretta dinamica respiratoria, una corretta attivazione della muscolatura addominale, ed una corretta postura durante il gesto sportivo, affinché tutti i muscoli possano lavorare in sinergia e in armonia per minimizzare l’aumento delle pressioni all’interno dell’addome e scongiurare il rischio di danni al pavimento pelvico.